Era marzo quando Conte annunciava il lock down, quando ci prometteva che i nostri sforzi sarebbero stati ripagati, il famoso “Stiamo lontani oggi per riabbracciarci più forti domani”, è una delle frasi più rappresentative di questo storico periodo. Oggi, che finalmente possiamo riabbracciarci, cosa ci porteremo dietro, cosa questo rallentare ci ha regalato, di cosa, invece, ci ha fatto sentire l’insopportabile mancanza?

A distanza di anni ricorderemo i canti dai balconi con i vicini, che durante le giornate interminabili diventavano gli unici interlocutori, giornate infinite scandite da bollettini sanitari, conferenze del Premier e dirette sui social.

Porteremo con noi la consapevolezza del rallentare, del dare peso alle piccole ma mai banali cose, agli affetti, soprattutto quelli più fragili, come i nonni, categoria più a rischio ma fondamentale per noi, custodi dei valori cardine della nostra vita e insegnanti preziosi.

Porteremo con noi l’importanza del contatto umano, dell’interazione, dell’affetto racchiuso in un gesto. Abbiamo imparato quanto la tecnologia possa essere d’aiuto, ma mai abbastanza, un mezzo al nostro servizio che non ripagherà un sorriso, uno sguardo complice, una lezione in aula.

Abbiamo sentito la mancanza di affetti lontani, non più così scontati, divisi tra la paura del contagio e la voglia di vedersi, abbiamo dovuto prendere decisioni dolorose ma che ci avrebbero permesso di proteggere gli altri.

Siamo usciti cambiati da questo periodo, più umani, in una società che di umano non ha quasi niente, più attenti agli altri, alle loro esigenze, consapevoli che il Bello della Vita è racchiuso nei piccoli gesti, in un saluto, in un caffè al bar, in un abbraccio; la nostra vita ha rallentato il suo ritmo ma non la nostra voglia di fare.

Porteremo con noi tutte queste consapevolezze e le trasferiremo nel nostro lavoro. Non sarà sicuramente facile ripartire ed adeguarsi alle nuove esigenze e disposizioni: il contatto fisico dovrà essere limitato, le nostre attività ridimensionate.

 

Quello che negli anni passati era il Campo Scuola per bambini e ragazzi, diventerà ora “Summer Life”, per gli adolescenti, un luogo di condivisione, scoperta del territorio, attenzione alle piccole cose, sempre con il sorriso sulle labbra e la voglia di stare insieme.

Chi sta  parlando siamo noi, i giovani del Servizio Civile Nazionale, che presso l’Associazione Go’el di Fuscaldo in provincia di Cosenza, stiamo vivendo una nuova esperienza, stiamo assaporando la gioia del metterci al servizio dell’altro senza aspettarci nulla in cambio, stiamo imparando ogni giorno gli uni dagli altri, stiamo cooperando in gruppo, spalleggiandoci a vicenda.

 

Il nostro progetto sarebbe dovuto essere diverso, avrebbe dovuto basarsi sulla ‘comunicazione’ in un’era come la nostra, piena di connessione ma povera di ‘comunicazione’; sicuramente non ci saremmo aspettati di ritrovarci dopo mesi in una realtà quasi irreale, ma ci siamo abituati presto e siamo ripartiti, perché è questo che si fa dopo ogni “notte”, si aspetta l’alba. La nostra Alba è rappresentata dalla nuova esperienza che prenderà vita a partire dal 22 Giugno.

 

Sarà un mese dedicato agli adolescenti in cui fare nostri e mettere in pratica gli insegnamenti derivanti da questa quarantena: la cura per noi, per l’ambiente, e soprattutto per l’altro; il tempo, risorsa preziosa che dobbiamo imparare a ‘sfruttare’ al meglio, perché alla fine è l’unica cosa che non tornerà più indietro.

 

E tu ci sarai?

 

Federica, Camillo, Chiara, Marianna, Marta, Marika